Welcome!

Are you planning a destination wedding in Apulia? We are at your complete disposal.

CLICK HERE

Latest Post

SaWAR Faire

SaWAR Faire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come avrete notato sono stata in silenzio per diversi giorni, su questo blog. Avete creduto che fossi in vacanza? Giammai! Complici alcune coppie di sposi che mi hanno tenuta piacevolmente in ostaggio (per via delle molte cose da fare) e di un grande evento portato a termine con successo pochi giorni fa, il tempo per aggiornare il blog è mancato. Voglio però cogliere l’occasione per continuare la mia chiacchierata con voi relativamente alla professione di wedding planner.

Nell’ultimo evento realizzato mi sono (ri)trovata (purtroppo qui al sud capita spesso) ad avere a che fare con una difficile situazione che ha richiesto una massiccia dose di pazienza e diplomazia. Capita spesso infatti che il cliente mi affidi l’incarico dopo aver già scelto alcuni fornitori e non sempre i rapporti con questi ultimi sono idilliaci.

In particolare le maggiori difficoltà capitano quando si ha a che fare con gestori delle location o delle sale ricevimenti che sono abitudinari e poco disponibili alle collaborazioni. Dal loro punto di vista, con un grosso sforzo di immedesimazione, posso comprendere che per loro la wedding planner è un’estranea, capitata tra i piedi per chissà quale oscuro motivo: forse complicare il loro lavoro, modificare la loro routine, criticare il loro operato, mettere in cattiva luce o in secondo piano i loro sforzi? Il semplice fatto che il cliente si sia rivolto ad un professionista esterno per gestire e creare il suo evento viene considerato un insulto al loro modo standard di lavorare. Questo atteggiamento purtroppo spesso sfocia in una guerra preventiva che rende molto difficile capirsi e lavorare insieme in armonia.

Dal mio punto di vista lavorare a stretto contatto con un professionista di un altro settore (perchè un wedding planner non è un ristoratore, nè pretende di esserlo) per raggiungere insieme un risultato importante per entrambi (dare vita ad un evento speciale che renda soddisfatto il cliente e i suoi ospiti) è un’occasione di reciproco arricchimento professionale e personale… ma si sa, io sono una sognatrice.

Si è creato nel caso specifico (ma niente di nuovo, dopotutto) uno scenario di guerriglia che è tanto ridicolo quanto vero:  mi sono stati prospettati improbabili e fantasiosi problemi che rendevano improvvisamente inattuabile il mio allestimento (che avevamo preventivamente concordato), il mio lavoro è stato volutamente e ripetutamente ostacolato e rallentato con scuse ed espedienti puerili e, visto che ho superato questi ostacoli senza battere ciglio, il passo successivo sono stati i dispetti… santa pazienza!

Alla fine, manco a dirlo, l’evento è stato realizzato esattamente come avevo progettato e nei tempi previsti, è riuscito benissimo, il cliente è stato soddisfatto, sia io che la struttura abbiamo fatto, mi pare, una bella figura. Per raggiungere questo risultato sono state necessarie però numerose discussioni, evitabili se solo dall’altra parte ci fosse stato un pizzico di apertura mentale e disponibilità all’ascolto. Adesso mi domando: se un altro cliente dovesse un giorno chiedermi un parere su quella struttura, cosa dovrei rispondere? Lascio trarre a voi le conclusioni…

Come consiglio per coloro che vogliono intraprendere questa professione, posso dire che occorre armarsi di una pazienza granitica e di altrettanta fermezza. Almeno per qualche altro anno, infatti, la nostra professione sarà probabilmente malvista da tutti coloro che non hanno la lungimiranza e la saggezza necessarie per imparare dalle proprie esperienze lavorative, fino a quando non si accorgeranno che si stanno -come si dice- dando la proverbiale zappa sui piedi. Il nostro punto fermo deve restare sempre il cliente, sono i suoi interessi che dobbiamo tutelare in ogni caso, cercando di essere sempre il più possibile professionali e di non cedere al desiderio di rispondere a provocazioni e dispetti. I francesi hanno una stupenda espressione: savoir-faire, una qualità che un/una bravo/a wedding planner dovrebbe continuamente coltivare. E siccome siamo italiani e non francesi, un pizzico di grinta in più non può che darci la spinta giusta, per combattere la nostra battaglia in difesa del cliente e della nostra professionalità. SaWAR-faire, ho inventato questa parola che secondo me descrive al meglio la disposizione d’animo necessaria per affrontare queste sfide.

Concludo invitandovi a scrivermi se avete avuto simili esperienze lavorative, per condividere pareri ed opinioni sugli aspetti più delicati della nostra splendida professione.

 

Claudia
Claudia
info@alchimieventi.com

Ti è piaciuto questo articolo? Fammelo sapere con un commento :)

No Comments

Post A Comment